Tumore alla vescica
La vescica è un organo presente nell’uomo e nella donna. Si trova nel piccolo bacino sopra al retto. Il suo ruolo è quello di serbatoio-contenitore di urina. I reni infatti convogliano in vescica attraverso gli ureteri l’urina che producono. La vescica avrà successivamente il compito di svuotarsi nel luogo e nel momento opportuno. E’ composta da un epitelio particolare che le permette di distendersi per raccogliere l’urina senza aumentare la pressione al suo interno.
I Sintomi del Tumore alla Vescica
Il tumore alla vescica presenta tra i suoi sintomi la macroematuria, ossia la presenza di sangue nelle urine, che solitamente è indolore. Anche il frequente stimolo di urinare può essere un sintomo della presenza del tumore. Meno frequenti sono pazienti che riportano un dolore sovrapubico o di schiena. Tra i fattori di rischio del tumore alla vescica troviamo il fumo della sigaretta, tra i più importanti e determinanti, insieme ad agenti chimici usati nella produzione della gomma e nella plastica (benzene, aniline, amine aromatiche).
Per la cura del tumore alla vescica distinguiamo due tipologie di intervento:
- TUR-B per tumori non muscolo invasivo (pTa, pT1, CIS)
- Cistectomia (open/laparoscopica) per tumori muscolo invasivo (>/= pT1 G3 con CIS e pT2)
TUR-B
La TURB è indicata nei seguenti casi:
– Lesioni vescicali sopette visibili ecograficamente
– Citologia sospetta in assenza di lesioni visibili
– Ri-stadiazione dopo un primo intervento
L’intervento può essere eseguito in anestesia generale o spinale. Il paziente è in posizione supina, con le gambe rialzate e sostenute da gambali. Lo strumento operativo (resettore) viene introdotto attraverso l’uretra e raggiunge la cavità vescicale che viene riempita e lavata di continuo con soluzione fisiologica o glicina. Le lesioni vengono rimosse con l’uso di anse da resezione, che portano la corrente di un elettrobisturi; le anse diatermiche, scorrendo dentro la lesione, la asportano “a fettine” dalla sommità fino alla base (resezione). Completata l’asportazione delle lesioni vescicali, si procede alla coagulazione di eventuali zone di sanguinamento nella sede di resezione. L’intervento si conclude spesso con il posizionamento di un catetere vescicale a 3 vie per il lavaggio continuo della vescica; la fuoriuscita di liquido di lavaggio chiaro è indice di buona emostasi (il termine medico per indicare la coagulazione). La procedura dura circa 15-60 minuti, a seconda delle lesioni riscontrate, del loro numero e delle loro dimensioni.
Il Paziente deve segnalare eventuali patologie a carico delle valvole cardiache, eventuali disturbi della coagulazione noti o alterazione dei tempi di sanguinamento riscontrati in corso di precedenti manovre (per es. estrazioni dentarie). I Pazienti che assumono antiaggreganti piastrinici (Cardioaspirina, Aspirinetta, Ascriptin e analoghi) devono sospendere il trattamento 7 giorni prima dell’ intervento, sostituendolo eventualmente con Eparina a basso peso molecolare (sotto il controllo del Medico Curante). – I Pazienti che assumono Coumadin o Sintrom dovranno sospendere il trattamento 10 giorni, sostituendolo in un primo momento con Eparina a basso peso molecolare (sotto il controllo del Medico Curante).
Cistectomia radicale laparoscopica
La cistectomia radicale rimane il trattamento di scelta per il tumore della vescica (tumori muscolo invasivi) e di tumori superficiali con comportamento decisamente aggressivo.
La cistectomia radicale video laparoscopica assume oggi un’alternativa valida alla chirurgia a cielo aperto, con una minor perdita ematica e un precoce recupero del paziente. Eseguita in centri ad alta specializzazione, rimane comunque una tecnica mista, la cistectomia e la linfoadenectomia viene eseguita in LAP, mentre l’eventuale confezionamento di una vescica ortotopica avviene a cielo aperto, con l’anastomosi ureterale e uretrale di nuovo in LAP.
Il paziente viene dimesso in genere dopo la rimozione del catetere, vale a dire da 7 giorni dall’operazione. Dopo la dimissione è preferibile evitare sforzi e viaggi in macchina, moto, bicicletta per due settimane. Nei primi giorni dopo la rimozione del catetere sono frequenti l’aumento del numero delle minzioni e il bruciore urinario. Se questi sintomi tendessero a peggiorare è consigliabile eseguire l’esame delle urine e l’urinocoltura. Dopo circa 3 settimane la contatteremo per comunicarle la risposta dell’esame istologico. Questo ci dirà il grado della malattia (alto o basso) e la stadiazione locale (superficiale o infiltrante). In relazione a questi dati il medico la consiglierà sull’esigenza o meno di fare terapie e su che tipo di terapie sono più appropriate nel suo caso.
In presenza di un tumore invasivo con infilitrazione dell’uretra prostatica e/o malattia metastatica, il confezionamento di una vescica ortotopica non e’ consigliabile da un punto di vista oncologico e verra’ eseguita una derivazione cutanea.
COMPLICANZE
Un paziente sottoposto a intervento di cistectomia radicale può andare incontro a vari tipi di complicanze. Queste possono essere di tipo aspecifico, cioè dovute genericamente all’intervento chirurgico e al rischio anestesiologico, oppure specifiche per l’intervento di cistectomia e linfadenectomia o ancora specifiche per il tipo di derivazione urinaria. Alcune di queste complicanze per essere risolte richiedono un reintervento; complessivamente la frequenza di reintervento dopo cistectomia varia tra il 10 e il 20%. Le complicanze, ancora, soprattutto se si verificano in pazienti già defedati o con particolare rischio, possono anche causare la morte del paziente. Le complicanze di tipo aspecifico sono legate alle condizioni generali del paziente e ai problemi anestesiologici che si possono creare nel corso dell’intervento. Lo stato generale del paziente e il conseguente rischio anestesiologico vengono valutati preoperatoriamente; tale rischio non controindica l’intervento, ma deve essere riconosciuto e tenuto in conto sia dai medici sia dal paziente, che dai suoi familiari. La frequenza delle varie possibili complicanze specifiche per l’intervento di cistectomia radicale si verificano in circa il 25% dei casi. Durante l’intervento si possono verificare:
– sanguinamento, che può essere importante, soprattutto se la neoplasia è di grosse dimensioni e rende pertanto difficoltosa l’emostasi o se coinvolge i grossi vasi sanguigni; può richiedere trasfusioni di sangue; in casi particolari può determinare uno shock con relative conseguenze;
– lesioni dell’intestino, soprattutto del retto, se c’è infiltrazione da parte della neoplasia; la lesione, se di estensione limitata, può essere riparata immediatamente con la semplice sutura; se è di estensione maggiore può richiedere il confezionamento di una ileostomia o colostomia temporanea.
Le complicanze postoperatorie precoci possono essere rappresentate da:
-sanguinamento postoperatorio, che può richiedere trasfusioni di sangue o, raramente, il reintervento per controllo dell’emostasi;
-infezione e deiscenza della ferita chirurgica
– infezioni, che normalmente vengono trattate conservativamente
-linforrea, ovvero prolungata perdita di linfa attraverso i drenaggi, conseguente alla linfadenectomia
-subocclusione o occlusione intestinale
Le complicanze tardive sono correlate soprattutto alla derivazione urinaria. Si possono verificare:
-ostruzione ureterale, con conseguente idroureteronefrosi
-disturbi sistemici e metabolici, come progressivo deterioramento della funzione renale, anemia. Nei pazienti di sesso maschile, inoltre, una conseguenza della cistectomia è l’impotenza, dovuta alla lesione dei nervi responsabili dell’erezione.